martedì 3 marzo 2009

Un padrone è un padrone


Per qualcuno, dopo la sconfitta elettorale di febbraio, l'Unità è diventata improvvisamente un peso.
Saranno soppresse quasi tutte le redazioni locali e saranno tagliate quasi tutte le collaborazioni.
Nonostante le buone vendite e nonostante le nuove assunzioni di dicembre (!). Ma un padrone è un padrone.
Oggi primo giorno di sciopero dei giornalisti del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Contro Soru.


L'Unità resta sola (Il Manifesto, 1 marzo 2009)
La sconfitta in Sardegna, l'addio di Veltroni al Pd, Tiscali in mezzo alla tempesta: Renato Soru fatica a mantenere l'impegno con il giornale. E quattro mesi dopo il rilancio c'è già una nuova crisi. Stavolta nell'indifferenza del partito di riferimentoSe dipendesse dal management di Tiscali, i libri della società che edita l'Unità sarebbero già in tribunale. E questo, nonostante le copie piuttosto in crescita e il sito internet cliccato 400mila volte al giorno.Nella riunione che ha tenuto a Cagliari lo scorso 26 febbraio, il consiglio di amministrazione della compagnia fondata da Renato Soru è stato, su questo punto, nettissimo. Il giornale fondato da Antonio Gramsci è costato all'ex governatore sardo una ventina di milioni di euro. Dodici per l'acquisto di maggio scorso, pagato ottimamente se è vero che Soru accettò di pagare l'80% del valore «sulla carta» di un giornale che all'epoca era in perdita netta. I dati Audipress del maggio sentenziavano una media di 42.000 copie al giorno. Poi c'è stato l'investimento: circa otto milioni tra nuove assunzioni (quasi tutte ad Articolo 3, come nel contratto giornalistico si chiamano i cronisti a tempo determinato) e due milioni per la campagna pubblicitaria affidata ad Oliviero Toscani che, però, per il suo cachet ha tenuto pochissimo. Alla base, il dato negativo, stabile ma non drammatico che segna meno 4-500mila euro al mese. A questo quadretto non proprio roseo si è sommato il crollo della raccolta pubblicitaria. Un totale non incoraggiante avrebbe fatto esprimere al cda di Tiscali un orientamento chiaro: l'Unità è un ramo secco, bisogna tagliare o addirittura chiudere. Gabriele Racugno - il fiduciario nominato da Soru subito dopo l'approvazione della legge sul conflitto d'interessi approvata qualche mese fa dal consiglio regionale della Sardegna - è alla prese con una situazione che non è drammatica ma non è neppure ottimale. Anche Tiscali soffre la crisi che scuote il comparto delle comunicazioni a livello planetario. L'azienda cagliaritana è impegnata in una trattativa con Murdoch, al quale vorrebbe vendere la consociata britannica del gruppo, dopo che alcuni mesi fa è sfumata la vendita dell'intera compagnia alla rivale Vodafone. Allora l'azienda valeva novecento milioni ora il mercato azionario la piazza a trecento. Per incassare almeno l'affare Murdoch urge una cura dimagrante che dovrebbe consentire a Tiscali di riposizionarsi sui mercati - in primo luogo su quelli finanziari - con maggiore tranquillità. Ma la trattativa non è facile e su Racugno sono puntati gli occhi degli analisti. In una situazione del genere, dicono i manager, le perdite dell'Unità non possono essere più a lungo sopportabili.E Soru? Sembrerebbe che l'ex governatore della Sardegna stia in qualche modo puntando ad escludere l'ipotesi più traumatica avanzata dai suoi manager, quella della vendita. La verità è che tra le mani ha un problema serio. Economico, perché la situazione di Tiscali non gli consente di vendere, pena una perdita mostruosa sul capitale investito. Ma anche politico, visto che nell'ultimo mese il suo progetto sul Pd è precipitato, prima ha perso le elezioni sarde e subito dopo si è dimesso Walter Veltroni, il leader con cui condivideva un idea di Partito democratico tramontata di colpo.Il 26 febbraio, mentre il Cda se la prendeva con il suo ultimo acquisto, Soru era al Nazzareno per incontrare Dario Franceschini. Probabilmente hanno parlato anche del giornale di Antonio Gramsci, ma certo è che ieri neppure l'ultimo dei peones Pd ha preso carta e penna per mandare la propria solidarietà pubblica al quotidiano. In redazione, il vento gelido dell'allarme ha ghiacciato i boccioli di vendite crescenti, anche se non esplosive. Dopo il record negativo di maggio, a dicembre il quotidiano vendeva 48.000 copie. E pare che tra gennaio e febbraio sia salito a 52.000, «mentre tutti gli altri perdono» ripetono i cronisti di via Benaglia. Eppure, venerdì sera il cda ha comunicato un piano più che drastico. Tagliare le redazioni locali, tutti i precari e i collaboratori, ridurre di quattro o sei pagine la foliazione e sottoporre i dipendenti ad un contratto di solidarietà con annessa riduzione dello stipendio. Soru avrebbe controproposto di sforbiciare via solo i precari assunti da settembre in poi, con una «riflessione» sulle redazione locali che terrebbe ferma la sezione emiliano-romagnola. Ma si tratta solo di voci, che andranno verificate nei prossimi giorni. Il Cdr ieri era in Sardegna, ufficialmente per incontrare il segretario della Fnsi Franco Siddi. Domani vedranno anche l'amministratore delegato della società Nuove iniziative editoriali Antonio Saracino, forse, faranno una capatina off the records anche da Soru. Il comunicato sindacale batte il tempo della mobilitazione: «I giornalisti de l'Unità, riuniti in assemblea permanente, hanno affidato al Comitato di redazione un pacchetto di cinque giorni di sciopero da articolare nelle forme e nei tempi che la rappresentanza sindacale riterrà necessari». La prossima assemblea è già fissata. Domani pomeriggio.

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