sabato 27 febbraio 2010

"24 ore senza di noi". 1 marzo Cagliari



I fatti di Rosarno, lo sgombero dell’ex Edem di Giorgino, le sempre più frequenti irruzioni alla caccia del clandestino nelle case affittate dagli immigrati, sono segni inequivocabili dell’avanzare rapido del razzismo e dell’intolleranza, anche in Sardegna. Un razzismo alimentato dalle politiche del Governo Berlusconi e dai provvedimenti delle amministrazioni locali. Un’intolleranza che si fa strada anche grazie all’indifferenza e al silenzio di tanti cosiddetti “progressisti” all’interno di giunte e consigli comunali e provinciali.
Occorre reagire. E per reagire con efficacia occorre fare un salto di qualità. Manifestazioni e scioperi (come questo importantissimo Sciopero migrante del primo marzo) non devono più essere momenti isolati di mobilitazione, devono bensì portare alla costruzione di reti di resistenza e solidarietà permanenti in grado di affrontare l’emergenza razzismo.
Da qui l’idea di costruire una Tavola Permanente contro il razzismo che, nella provincia di Cagliari, consenta di coordinare l’azione di gruppi, partiti, associazioni, sindacati, studiosi, avvocati, singoli attivisti per costruire sul territorio una continua resistenza sociale e culturale alle politiche razziste e una concreta rete di solidarietà – anche per l’assistenza legale - con le lavoratrici e i lavoratori immigrati, doppiamente vittime dei meccanismi della globalizzazione capitalistica.
Per dare vita a questo nuovo percorso proponiamo di incontrarci mercoledì 3 marzo (18.00, sede Rdb di via Maddalena) e di ripartire dalle parole d’ordine condivise dai soggetti che avevano costruito e aderito alla manifestazione antirazzista regionale del 17 ottobre 2009:
. No al razzismo. Regolarizzazione generalizzata per tutti. Abrogazione del pacchetto sicurezza. Accoglienza e diritti per tutti. No ai respingimenti e agli accordi bilaterali che li prevedono. Diritto di asilo per rifugiati e profughi. Chiusura definitiva dei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE). No alla contrapposizione fra italiani e stranieri nell'accesso ai diritti. Diritto al lavoro, alla salute, alla casa e all'istruzione per tutte etutti. Mantenimento del permesso di soggiorno anche per chi ha perso il lavoro. Contro ogni forma di discriminazione nei confronti delle persone gay,lesbiche, transgender.

Il Comitato promotore della Tavola permanente contro il razzismo e l'omofobia della Provincia di Cagliari


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mercoledì 17 febbraio 2010

Iron Maiden: completate al Compass Point le registrazioni del nuovo album


Gli Iron Maiden hanno appena finito di registrare il loro quindicesimo disco, l'atteso successore di "A matter of life and death" del 2006.

L'album è stato inciso ai Compass Point Studios, nelle Bahamas, dove furono registrati "Piece of mind" (1983), "Powerslave" (1984) e parte di "Somewhere in time" (1986).

Dietro il mixer ancora una volta il sudafricano Kevin Shirley, che ha curato i suoni di tutti i lavori della band a partire da "Brave New World".

La notizia è tratta dal Maidenfans.com (che a sua volta la ha copiata dal sito di "Ultimate Guitar").


Up the Irons




Iron Maiden Completes Recording New Album
Posted by Shadow on February 16, 2010 @ 17:58
Ultimate Guitar reports:“British heavy metal legends Iron Maiden have completed the recording process for their new album at Compass Point Studios in Nassau, Bahamas with producer Kevin Shirley. According to a posting on Kevin’s official web site, “There’s still work to do, but the band portion is complete and in the can, so to speak.”Shirley previously worked on the last three Maiden albums — 2000’s “Brave New World”, 2003’s “Dance Of Death” and 2006’s “A Matter Of Life And Death”.The next Iron Maiden album will be the band’s fifteenth studio record, and they face a challenge to follow up “A Matter Of Life And Death”, which was received well critically and saw the group play the whole album on tour.Speaking at last year’s premiere of the band’s documentary film “Iron Maiden: Flight 666”, guitarist Adrian Smith stated, “There’s always a bit of pressure to follow up the last album, in a way it’s good because it motivates you.“We never get complacent; we always try our best for our own sake as much as anything else. As far as pressure for another album, we just do what we do — we’ve been doing it long enough now, we know what we’re doing. [laughs]”Iron Maiden will headline this year’s edition of the UK’s Sonisphere festival, which will be held Saturday, July 31, 2010 and Sunday, August 1, 2010 at Knebworth.”

lunedì 8 febbraio 2010

Stephen Percy Harris

Capitolo I –
Burning Ambition: le origini negli anni Settanta

“Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette”. Francesco De Gregori, La leva calcistica della classe ’68.
1972
Stephen Percy Harris
Machine head dei Deep Purple, Close to the Edge degli Yes, Thick as a brick dei Jethro Tull, Volume 4 dei Black Sabbath e Foxtrot dei Genesis. Il 1972 è un grande anno per l’hard rock ed il progressive. Nei primi anni Settanta, la fantasia ha – momentaneamente - preso il potere nelle stanze dell’industria discografica.
Il giovane Stephen – complice qualche disco prestato dall’amico Pete Dale - ama i grandi gruppi, la loro magniloquenza, quelle composizioni che sfidano la struttura canzone e che inizialmente gli sembravano così “weird”, bizzarre.
Il ragazzo ama la musica, ma anche il calcio.
Dopo un buon provino arriva infatti a giocare nelle giovanili del West Ham, la sua squadra del cuore. Ben presto, però, alla disciplina troppo rigida imposta dallo sport ad alti livelli, preferisce la vita del musicista, che consente di bere qualche birra in più ed uscire la sera.
Stephen inizia a suonare la chitarra a scuola per passare subito al basso, fonda il suo primo gruppo, i Gipsy’s kiss, e scrive la sua prima canzone: Burning Ambition. Del gruppo fanno parte Steve, il suo compagno di scuola Dave Smith alla chitarra, Paul Sears alla batteria, Bob Verschoyle alla voce e Tim Wotsit alla chitarra.
Il debutto in pubblico arriva nel 1973 e non certo in una grande arena, ma neanche in un pub o in un club rock.
Il bassista e il suo gruppo di amici fanno il loro ingresso nelle scene in un contest tra giovani gruppi in una sala adiacente alla chiesa di Saint Nicholas a Poplar, nell’East End.
Il quartiere popolare alla periferia di Londra in cui cresce il fondatore degli Iron Maiden: un figlio della working class. Il padre camionista e la madre casalinga.
Steve è ambizioso e sente il bisogno di crescere come bassista.
Nel 1974 e nel 1975 suona con gli Smiler, una buona boggie band simile ai Savoy Brown, con componenti sui 25 anni e con una certa esperienza alle spalle. Ne fanno parte Mick e Tony Clee alla chitarra e due elementi con un ruolo nei primi Maiden: il batterista Doug Sampson e il cantante Dennis Wilcock.
Questa breve fase permette ad Harris di maturare come musicista, di accumulare esperienza in concerto, ma genera in lui anche una certa frustrazione.
Stephen infatti prende da subito a comporre e proporre al gruppo nuove canzoni, che incorporano le fertile influenza dell’hard rock e del progressive, con numerosi cambi di tempo e di atmosfera. Pezzi che gli altri membri del gruppo – legati ad una impostazione standard - rifiutano regolarmente.
Così Stephen Pearcy Harris, dopo aver scelto la strada della musica invece che quella del calcio, nel dicembre del 1975 decide di fondare una band tutta sua: gli Iron Maiden. (...)





Tratto dal libro (in attesa di editore) "Iron Maiden. Neanche un anno sprecato"


Per info: fabortu@yahoo.it