giovedì 10 gennaio 2019

CARTA DI BREST




I. Situazione imperialista in Europa
   a. L’imperialismo sistema universale. In quanto fase dell’economia, l’imperialismo moderno si situa fondamentalmente allo stadio monopolistico del capitalismo. Si tratta di un sistema mondiale che trae un sovrapprofitto dai paesi colonizzati mentre sfrutta il proletariato dei paesi imperialisti.
Essendo l’imperialismo un sistema universale, numerosi popoli, in gradi diversi e in situazioni storiche particolari, soffrono l’oppressione coloniale, la dominazione neocoloniale e altre forme di oppressione nazionale. L’Europa non fa eccezione a questa regola e ciò significa che oggi esistono ancora, alla periferia del sistema capitalistico europeo, alcuni popoli che sono sottoposti allo sfruttamento da parte di diversi gruppi monopolistici. Questa oppressione esiste dunque, e in gradi diversi:
-        sotto la forma di un supersfruttamento diretto, nell’ambito del capitale monopolistico di Stato;
-      sotto la forma dei monopoli europei, che scavalcano sempre più il ristretto ambito dei vecchi Stati europei nella misura in cui avanza l’integrazione capitalistica, nel quadro del Mercato Comune;
-        sotto la forma, infine, delle grandi imprese multinazionali, la cui strategia si basa sull’adattamento alla crisi attuale del capitalismo mondiale di fronte alle difficoltà monetarie.
   b. Gli effetti dell’imperialismo. Per queste ragioni, il capitalismo provoca l’instaurazione di un sistema di oppressione nazionale e sociale di cui soffrono, in modi e in gradi diversi, alcuni popoli:
  1. Il colonialismo si manifesta con tre aspetti principali che sono interdipendenti: aspetto economico, aspetto politico e aspetto socio-culturale. L’aspetto economico appare quello fondamentale in quanto gli aspetti politici e socio-culturali provengono dagli interessi economici del capitale monopolistico. La dominazione politica, e perfino militare, non possiede altro obiettivo che quello di permettere la penetrazione capitalistica. La distruzione della cultura di alcuni popoli è una conseguenza di questo intervento politico ed economico. Una volta realizzata tale distruzione, l’introduzione della cultura dominante faciliterà tutte le oppressioni sociali, al primo posto delle quali si situa, evidentemente, lo sfruttamento economico da parte del capitalismo.
In questo contesto, sappiamo che:
-       il popolo irlandese soffre direttamente gli effetti del colonialismo al Nord e del neocolonialismo al Sud (anche se questa situazione tende ad una integrazione coloniale pura e semplice anche al Sud);
-         il popolo galego soffre l’oppressione fascista che garantisce la dominazione dei gruppi monopolistici dello Stato spagnolo;
-      il popolo bretone soffre direttamente la dominazione colonialista nel quadro del centralismo politico che è il miglior supporto del capitalismo monopolistico di Stato in Francia. Lo stesso accade ai popoli basco e catalano del Nord;
-        il popolo gallese soffre gli effetti del colonialismo e del centralismo dello Stato britannico;
-        il popolo sardo soffre gli effetti della dominazione coloniale e dell’oppressione nazionale da parte dello Stato italiano e la Sardegna, per la sua posizione strategica, è inoltre sottoposta all’occupazione militare da parte dell’OTAN-USA e funge pertanto da base di aggressione contro il proletariato e i popoli d’Europa.
  1. Nei casi della Catalogna-Sud e di Euskadi-Sud, l’imperialismo si manifesta sotto un aspetto diverso che non può essere definito come coloniale. Si tratta di un imperialismo di sfruttamento, dove il dominio persegue l’obiettivo della conservazione della riproduzione delle condizioni che permettono l’estrazione permanente di plusvalore, favorendo così lo sviluppo capitalistico dell’economia.
 
II. La questione nazionale e il socialismo
   Nello studio attuale dell’imperialismo, la situazione coloniale nella quale si trova la maggioranza dei nostri popoli provoca l’impossibilità di una evoluzione che segua i modelli dei cosiddetti paesi sottosviluppati contemporanei. In effetti, le borghesie autoctone si trovano nell’impossibilità di accumulare il capitale necessario per la loro espansione: pertanto il surplus economico creato nei nostri paesi viene drenato dalle metropoli attraverso i meccanismi bancari. Conseguentemente, l’esistenza di una borghesia nazionale si rivela totalmente impossibile. Le borghesie dei nostri paesi sono destinate a svolgere il ruolo di “borghesie compradore”: sono gli agenti attraverso il quale il capitalismo esercita il proprio dominio sui nostri popoli. Anche nel caso che esistano residui o inizi di formazioni borghesi dai caratteri più o meno nazionali, questi possono svolgere soltanto un ruolo marginale.
   Da ciò si deduce l’impossibilità, da parte della borghesia cosiddetta “nazionale”, di svolgere un ruolo dirigente nel movimento di liberazione nazionale. Crediamo che la lotta contro l’imperialismo sia indissociabile dalla lotta contro i suoi agenti locali: le “borghesie compradore”.
   Diversamente, in Euskadi-Sud e in Catalogna-Sud, lo sviluppo capitalistico dell’economia permette l’esistenza di una borghesia nazionale che può mostrare contraddizioni secondarie rispetto all’imperialismo oppressore. Tuttavia queste borghesie, allo stadio attuale dello sviluppo delle forze produttive e di concentrazione monopolistica, non possono svolgere alcun ruolo dirigente nella lotta di liberazione. Le loro contraddizioni nei riguardi del proletariato si sono sviluppate a un tale livello che diventano principali rispetto a quelle esistenti nei confronti dell’imperialismo. Nell’epoca dell’imperialismo, la borghesia non ha più carattere rivoluzionario.
   La lotta per la liberazione nazionale non è una lotta diversa da quella per il socialismo. Non è più possibile sostenere soltanto che la lotta di liberazione nazionale è legata a quella per l’emancipazione sociale: entrambe sono una sola ed identica lotta. La lotta di liberazione nazionale è soltanto l’aspetto particolare che assume la lotta di classe nei paesi oppressi e sottoposti ad uno sfruttamento coloniale; la lotta per il socialismo assume, per i nostri popoli, la forma di una lotta di liberazione nazionale.
   Giunti a questo punto, vogliamo denunciare gli opportunisti di destra e di sinistra. Quelli di destra sostengono: “liberiamoci prima nazionalmente e poi instaureremo il socialismo”. Lo Stato è, sempre, uno strumento di dominio da parte della classe che si trova al potere. Uno Stato al di sopra delle classi sociali, uno Stato “senza carattere di classe” non può esistere. Questo Stato “senza carattere di classe” nel quale gli opportunisti di destra vogliono farci credere, non può essere una cosa diversa dalla continuazione, più o meno mascherata, del dominio imperialista mediato dai suoi agenti locali, sotto un regime di indipendenza puramente formale come è il caso dell’Irlanda del Sud. Gli opportunisti di sinistra dicono: “instauriamo il socialismo e poi il socialismo libererà i popoli oppressi”. Il socialismo non è una cosa astratta: esso deve adattarsi alle condizioni specifiche di ciascun paese.
   La storia ci insegna che la via al socialismo non è stata percorsa nella stessa maniera dai diversi paesi (URSS, Cina, Cuba, Vietnam ecc.). Coloro che negano l’ambito nazionale della via al socialismo sono fautori, nella maggior parte dei casi, dell’assetto attuale degli Stati imperialisti.
L’internazionalismo proletario non significa la negazione dell’esistenza di popoli diversi ma l’affermazione della fraternità e dell’uguaglianza di tutti i popoli del mondo.
 
III. Mezzi di lotta rivoluzionaria
   Tenendo conto delle condizioni esistenti nei paesi oppressi dell’Europa occidentale, dove i caratteri delle borghesie nazionali rendono impossibile la separazione della lotta di liberazione nazionale da quella per l’emancipazione sociale, è soltanto attraverso la mobilitazione di tutto il popolo in un movimento di massa e di resistenza diretto dal proletariato (mobilitazione costruita sopra questioni che interessano direttamente il popolo e che dividono il più efficacemente possibile gli imperialisti e i loro alleati), che è possibile arrivare alla liberazione nazionale. Il dovere principale dell’avanguardia rivoluzionaria dei popoli oppressi dell’Europa occidentale è quello di lavorare per questa unità essenziale del popolo. Il movimento rivoluzionario deve dirigere la lotta delle masse senza separarsene mai e senza mai porsi a lato della propria base popolare. Dobbiamo opporci tanto a chi vuole sostituire questo lavoro di lotta massa in favore di un militarismo elitario e isolato, quanto agli estremisti che intendono saltare le differenti fasi del processo rivoluzionario in favore della retorica e dell’avventurismo.
   La violenza, tuttavia, esiste e proviene dagli Stati imperialisti. L’emigrazione, la miseria, la rapina delle risorse naturali e la repressione formano lo sfondo dell’imperialismo che tenta sempre, mediante la violenza aperta, di mantenere e di giustificare il suo dominio. Nessun popolo ha mai raggiunto la propria liberazione se non attraverso la lotta di massa quale risposta alla violenza dell’imperialismo.
   I partiti firmatari affermano il diritto dei popoli oppressi ad opporre la violenza rivoluzionaria alla violenza controrivoluzionaria. Non dobbiamo però dimenticare che la violenza rivoluzionaria è la risposta di un popolo oppresso ma organizzato nella resistenza: questa violenza non è mai, in effetti, la risposta di individui irresponsabili che non sono in grado di sostenere una lotta politica dura e prolungata.
   La storia di tutti i movimenti unicamente militari e senza un fondamento politico nella lotta di liberazione nazionale, è la storia di una sconfitta o,  al massimo, una storia che ha portato ad un cambiamento nelle sovrastrutture della dominazione imperialista ma che non ha minimamente alterato le basi della situazione di oppressione nazionale e sociale.
 
IV. Dichiarazione finale
   Partendo dall’analisi appena compiuta della situazione europea e dalla risposta rivoluzionaria che abbiamo deciso di dare per la liberazione nazionale dei nostri popoli e per la costruzione del socialismo, proponiamo i punti seguenti come base teorica di una prassi rivoluzionaria conseguente nella battaglia per una Europa socialista fondata sull’uguaglianza dei popoli che la compongono:
  1. Riaffermiamo il diritto inalienabile dei popoli all’autodeterminazione nazionale.
  2. Lottiamo contro l’oppressione economica, sociale, politica e culturale dei nostri popoli e perché essi raggiungano il potere in tutti i settori della società.
  3. Lottiamo contro tutte le forme e le strutture che perpetuano l’alienazione, lo sfruttamento e la degradazione della persona umana, in particolare contro il fascismo, il razzismo e il settarismo.
  4. Auspichiamo che ciascun popolo oppresso si dia la propria organizzazione rivoluzionaria nel proprio ambito nazionale, quale mezzo indispensabile per portare a termine la propria battaglia nazionale e rivoluzionaria.
  5. Riaffermiamo la necessità della distruzione di tutte le strutture capitalistiche e imperialistiche e combattiamo per l’appropriazione da parte del popolo di tutti i mezzi di produzione, di distribuzione e di credito.
  6. Ci pronunciamo per la costruzione, nei nostri paesi, di un regime democratico e popolare nel quale le classi lavoratrici assumano il potere.
  7. Ci pronunciamo per la costruzione di una economia socialista pianificata, al servizio dei lavoratori e sotto il loro controllo democratico e popolare.
  8. Lottiamo per l’uso ufficiale, presso i nostri popoli, delle loro lingue e delle loro culture nazionali, stabilite su basi popolari e scientifiche, considerando questa rivendicazione come parte integrante della costruzione del socialismo nei nostri paesi.
  9. Solidarizziamo con la lotta di tutti i popoli del mondo contro il colonialismo e l’imperialismo, per l’instaurazione delle libertà nazionali e per la costruzione del socialismo.
  10. Ci appelliamo alla solidarietà rivoluzionaria di tutti i popoli oppressi e di tutte le forze progressiste del mondo con le lotte che conduciamo contro il nemico comune: l’imperialismo mondiale in tutti i suoi aspetti e le sue realtà.
  11. Ci pronunciamo per la costruzione di una Europa socialista di tutti i popoli che la compongono, su un piano di uguaglianza, di rispetto e di riconoscimenti reciprochi.
   Sopra la base dei punti e delle analisi stabilite e nel nome dei nostri sette popoli, ci appelliamo a tutte le organizzazioni rivoluzionarie dei popoli oppressi d’Europa perché si uniscano a noi nella lotta per la costruzione di una Europa socialista dei popoli.
PROLETARI DI TUTTI I PAESI E POPOLI OPPRESSI, UNIAMOCI!
VIVA L’INTERNAZIONALISMO PROLETARIO!
 
 
UPG – Union do Pobo Galego / Unione del Popolo Galero [Galizia]
UDB – Unvaniezh Demokratel Breizh / Unione Democratica Bretone [Bretagna]
IRM – Irish Republican Movement / Movimento Repubblicano Irlandese (Sinn Fein & IRA ufficiale) [Irlanda]
CG – Cymru Goch / Galles Rosso [Galles]
EHAS – Eusko Herriko Alderdi Sozialista / Partito Socialista del Popolo Basco [Euskadi Nord]
HASI – Herriko Alderdia Sozialista Iraultza / Partito Socialista Rivoluzionario del Popolo [Euskadi Sud]
ECT – Esquerra Catalana dels Treballadors / Sinistra Catalana dei Lavoratori [Catalogna Nord]
PSAN-P – Partit Socialista d’Alliberament Nacional dels Paisos Catalans-Provisional / Partito Socialista di Liberazione Nazionale-Provvisorio [Catalogna Sud]
MPS – Moimentu de su Populu Sardu / Movimento del Popolo Sardo [Sardegna]
 
Brest, 3 febbraio 1974
Mur de Bretagne, 18 aprile 1976
Parigi, 19 luglio 1977