giovedì 28 dicembre 2017

Vincenzo Pillai. Ricordo personale (piccolo e imperfetto) di un rivoluzionario



Gennaio 1991. Vado in piazza con qualche compagno di scuola a manifestare contro la prima Guerra del Golfo. E' la mia prima manifestazione politica in senso proprio. Vedo un signore con la lunga barba intento a distribuire volantini. Era Vincenzo Pillai, ma io ancora non lo sapevo.
Dicembre 2017, la scorsa settimana. Ricevo una chiamata da Vincenzo, mi chiede se intendo andare all'assemblea di Pote...re al Popolo del 17. "Vai all'assemblea? Puoi registrare?". Io: "Non posso registrare, ma mando sicuramente un resoconto via email". Il resoconto ho cominciato a scriverlo ieri sera, ma non ho fatto in tempo a terminarlo. Pensavo di finire di scriverlo oggi e inviarlo a lui, a Cristiano Sabino, a Alessandro Cauli, a Antonello Tiddia e a Salvatore Drago. Lo completerò presto.


Vincenzo, padre emigrato, era cresciuto in Liguria. Aveva mantenuto quell'accento che in anni molto più recenti ho imparato a conoscere meglio. Aveva partecipato alle mobilitazioni di Genova del 1960, contro la convocazione del congresso dei fascisti del movimento sociale italiano nella città medaglia d'oro per la Resistenza.


Aveva poi scelto di ritornare in Sardegna come docente di Storia e Filosofia, mi sembra. Per un breve periodo era stato funzionario di Democrazia Proletaria e poi era rimasto sempre nel Prc, mi sembra.
Ricordava spesso diversi episodi della sua lunga militanza politica, ma lo faceva solo perché l'esperienza di ieri poteva essere utile alla battaglia di oggi.


Con lui ho avuto diversi battibecchi. Non riuscivo a capire la sua permanenza nel Prc e nella Cgil (e più stimo le persone con cui inteloquisco più tendo a essere schietto e diretto).


Ma lui c'era sempre. In ogni battaglia, in ogni manifestazione, in ogni assemblea, in ogni dibattito.
Un'idea di politica fatta di partecipazione, di scambio di idee, di organizzazione: la necessità di agire in prima persona, con gli altri, per cambiare lo stato di cose esistente.

 Nei suoi documenti sulla questione sarda continuava sempre a ribadire la necessità di coniugare la liberazione nazionale alla liberazione sociale.
Aveva partecipato persino alle poche assemblee di Sis-Ma (Sinistra indipendentista sarda - Movimento Anticapitalista).
Ultimamente eravamo insieme in Caminera Noa.
Pochi giorni fa la chiamata su Potere al Popolo.


Grazie per il lungo cammino percorso, samurai rosso. Vorrei riuscire a non arrendermi e ad andare avanti lungo quella strada.


ciao Vincenzo
Fabrizio

martedì 19 dicembre 2017

Hokusai

Dall’età di sei anni ho la mania di copiare la forma delle cose, e sono cinquant’anni che pubblico disegni. Tra quel che ho raffigurato non c’è nulla degno di considerazione. A settantatre anni ho a malapena intuito l’essenza della struttura di animali ed uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe e piante e perciò a ottantasei progredirò oltre. A novanta ne avrò approfondito ancor più il senso recondito e a cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino e del meraviglioso. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria.

 Manji il vecchio pazzo per la pittura

venerdì 1 settembre 2017

Erosione della vecchia globalizzazione. Caos, fondamentalismo e sciovinismo

"L'erosione del vecchio sistema della globalizzazione non è in grado di preparare l'assetto che seguirà e può solo condurre al caos. Le forze dominanti stanno sviluppando le loro attività entro questi limiti, cercando di trovare degli stratagemmi per ottenere un profitto a breve termine, con il conseguente aggravamento del caos.
Il tentativo di queste di legittimare le loro scelte mediante l'ideologia "muffosa" del mercato autoregolato, oppure affermando che non c'è alternativa, o con il puro e semplice cinismo, non è una soluzione ma fa parte del problema.
Le risposte spontanee della gente al degrado che vive non sono comunque molto più utili.
In un'epoca di confusione, soluzioni illusorie come il fondamentalismo e lo sciovinismo possono dare luogo a una grande mobilitazione politica.
E' compito della sinistra - ed è infatti la sua missione storica - formulare in teoria e in pratica una risposta umanista alla sfida. In mancanza di tale risposta e fintanto che non verrà formulata, i più probabili scenari saranno la REGRESSIONE e [...]".



Samir Amin (Il capitalismo nell'era della globalizzazione, 1997)

domenica 25 giugno 2017

Dilettantismo e disciplina - Antonio Gramsci


 Quaderno VIII
[...] Esiste una tendenza del materialismo storico che sollecita e favorisce tutte le cattive tradizioni della media italiana e sembra aderire ad alcuni tratti del carattere italiano: l'improvvisazione, il "talentismo", la pigrizia fatalistica, il dilettantismo scervellato, la mancanza di disciplina intellettuale, l'irresponsabilità e la slealtà morale ed intellettuale. Il materialismo storico distrugge tutta una serie di pregiudizi e di convenzionalità, di falsi doveri, di ipocrite obbligazioni: ma non perciò giustifica che si cada nello scetticismo e nel cinismo snobistico. [...]

martedì 30 maggio 2017

Adam Smith e la disuguaglianza sociale

"In una società di centomila famiglie ve ne saranno forse cento che non lavorano affatto e che, tuttavia, o con la violenza o con la più regolare oppressione della legge, assorbono una quantità di lavoro sociale superiore a quella di diecimila famiglie. E anche la divisione di quel che rimane, dopo questa enorme defalcazione, non avviene affatto in proporzione al lavoro di ciascun individuo; al contrario, a quelli che lavorano di più tocca meno".

Fonte: La ricchezza delle nazioni (abbozzo)

sabato 22 aprile 2017

Dieci anni dall'espulsione dal Prc di Franco Turigliatto



2017: 100 anni dalla Rivoluzione d'Ottobre, 50 dalla morte di Che Guevara, 40 dal movimento del '77, ma anche 10 anni da un episodio storicamente di certo assai più marginale, ma per me (anche per la mia piccolissima vicenda personale di militante politico) importantissimo: l'espulsione dal partito del senatore del Prc, Franco Turigliatto, per non aver votato la missione di guerra in Afghanistan.
La sua non fu una scelta solitaria, fu la scelta compiuta da tutta la componente di Sinistra Critica, accusata - in quell'episodio - di essere manovrata dalla Quarta Internazionale.


Fummo accusati di essere stati manovrati, ma forse ciò che dava più fastidio ai comunisti a corrente alternata era che, ancora una volta, a rappresentare una posizione coerentemente anti-imperialista c'era un trotskista.
Riportare alla mente il vergognoso processo interno organizzato dal prc nel 2007 e leggere le dichiarazioni di allora fa ancora un certo effetto.


(Repubblica, primo marzo 2007):
"Ieri, prima del voto di fiducia al Senato, Turigliatto è stato sentito dal Collegio nazionale di garanzia per spiegare, valutare, decidere. Davanti ai giudici del partito Turigliatto ha ribadito la sua posizione, quella che ha pronunciato in serata per la dichiarazione di voto: sì alla fiducia ma "su Tav e Afghanistan voterò nuovamente no"."

mercoledì 19 aprile 2017

Scottish Socialist Party. Appunti per un compagno






Lo Scottish Socialist Party, partito indipendentista e socialista scozzese, nasce nel 1999.

Ottiene 3 seggi e 130mila voti nelle elezioni per il Parlamento scozzese del 2003, forte soprattutto dell’opposizione a Blair e alla guerra in Iraq. Ovviamente, il partito si è speso fortemente nella battaglia referendaria per l’indipendenza.

La formazione dello Scottish Socialist Party è il frutto della “coagulazione” della Scottish Socialist Alliance, nata nel 1996 come aggregazione di diversi gruppi della sinistra extraparlamentare.

Il più grosso di questi soggetti era lo Scottish Militant Party, un partito trotskista scozzese che nacque da una scissione del Militant nel 1991, quando questa tendenza abbandonò la tattica entrista nel Labour ed espulse Ted Grant (che rimase nel partito col Socialist Appeal).*

Possiamo quindi dire che dal punto di vista della storia delle dottrine politiche l’ideologia di questo partito, troskista-indipendentista, è quanto di più simile di possa immaginare a Sis-ma, se non altro sullo scenario europeo.

Lo Scottish Socialist Party si caratterizza per l’utilizzo di un linguaggio semplice e diretto e un approccio “empirico”.

The SSP is an anti-capitalist, pro-independence party, with a vision of a different kind of society. We aim to build a Scotland where no one is left behind, where the needs of all the people are catered for, young and old, men and women, gay and straight, black and white, able-bodied or those with special needs. Our socialism is centred on today’s world and the needs of everyone and is rooted not in the past but learns from the past in order to build a better tomorrow.

Confesso che qualche anno fa, quando provai a buttare giù una bozza di programma di transizione al socialismo e all’indipendenza per la Sardegna, presi spunto anche dal loro programma.


Colin Fox è l’attuale co-portavoce nazionale del Ssp dal 2005 , già membro del Parlamento scozzese (2003-2007). In occasione del referendum è stato membro dello Yes Scotland Advisory board.

Qui trovi due dei suoi ultimi articoli: una dichiarazione del partito in merito a un secondo referendum sull’indipendenza della Scozia (e qui possiamo leggere che nel giugno 2016 il Ssp ha indicato di votare per la permanenza nell’Ue come minore dei due mali; un’analisi dello scenario dopo il referendum in Grecia).


 


 

*Da notare che, in occasione del referendum, Alan Woods e soci hanno preso posizione contro la scelta indipendentista.


Fonti: sito ufficiale del partito e edizione in lingua inglese di Wikipedia.

venerdì 24 febbraio 2017

Quel gran bisogno di un bicchierino

"Breeze mi guardò dritto negli occhi. Poi sospirò. Infine sollevò il bicchiere, assaggiò il liquido e sospirò di nuovo, piegando il capo da un lato con un mezzo sorriso, esattamente come fa un uomo che ha gran bisogno di un bicchierino, quando qualcuno glielo offre, e il primo sorso è come un'occhiata in un mondo più bello, più limpido e più luminoso". (Raymond Chandler, Finestra sul vuoto - pagina 94)