"In tutta la mia vita non ho mai esercitato un atto di violenza né fisica né morale [...]. C'è una sola eccezione e voglio ricordarla. Si tratta di una decina d'anni fa. Ero stato invitato a un dibattito alla 'Casa dello studente'a Roma. Per strada - verso sera - un gruppo di fascisti mi ha aggredito. Mi hanno gettato addosso un barattolo di biacca e hanno cominciato a menare le mani e a insultare. C'erano con me dei giovani compagni: ed è stata soprattutto la violenza usata contro di loro che mi ha esasperato. Abbiamo risposto con altrettanta violenza, ed essi hanno battuto in ritirata. Io ho cominciato a inseguire il più scalmanato. La nostra corsa è durata per più di un chilometro attraverso il quartiere di San Lorenzo. Quando stavo per raggiungerlo, egli è salito su un tram, dove, malgrado i calci che egli mi sferrava dal predellino, son riuscito a salire anch'io. Allora egli è tornato a fuggire ed è saltato dal tram in corsa dall'uscita anteriore. Cosa che ho fatto anche io. È ripresa la corsa forsennata attraverso San Lorenzo, finché egli è scomparso dentro un garage, dove non l'ho più trovato, visto che si era dileguato, a quanto pare, per una porticina del retro. A quel punto però probabilmente, anche se lo avessi acciuffato, non avrei fatto più niente. La rabbia cieca mi era passata.Ed è stata la prima e unica volta che, a tale rabbia cieca, avevo ceduto". [...]
Pier Paolo Pasolini
Fonte: Scritti corsari - Frammento
Io non condivido del tutto il pensiero di Pasolini, non condivido il suo modo di concepire il progresso, ma mi fa schifo il modo con cui i fascisti stanno cercando di divorarne il cadavere. Lui, per il fascismo e per i fascisti, provava il più profondo ribrezzo.




