mercoledì 14 novembre 2018

Rete del Nuovo Municipio - Quartu Sant'Elena. Un documento del 2005


Cantiere del Nuovo municipio in Sardegna
Dare a tutti la possibilità di disegnare il futuro della città in cui vivono. E’ questa l’idea chiave della democrazia partecipativa, una forma di governo che rimette al centro i bisogni le esigenze e le aspirazioni dei cittadini e degli immigrati, delle associazioni e dei movimenti. Un progetto che parte dalla convinzione che la democrazia non si esaurisca nella delega quinquennale ai rappresentanti nelle assemblee cittadine, ma che sia anche autogoverno e costruzione di scenari condivisi.La Rete per il Nuovo municipio si costituisce proprio per dare corpo a questi principi. Una Rete aperta, che ha bisogno del contributo di tutte le forze vive della società per sperimentare nuove forme di democrazia, reali ed inclusive. Un progetto dalle radici storiche profonde, che sul finire del Novecento ha ripreso slancio a Porto Alegre, la città brasiliana capitale mondiale del Movimento altermondialista nella quale il bilancio viene discusso in assemblee pubbliche a partire al 1989.In Italia è stata invece Grottammare ad aprire la strada. Nel piccolo comune delle Marche la democrazia partecipativa viene applicata con buoni risultati dal 1994: i cittadini decidono infatti in assemblee di quartiere quali sono le opere pubbliche da realizzare e come utilizzare le risorse in fase di bilancio preventivo.L’idea e la pratica della democrazia partecipativa si contrappongono agli effetti della globalizzazione neoliberista: il primato dell’economia sulla politica, la mercificazione della vita, l’omologazione del pensiero e dei consumi, la militarizzazione del territorio, lo sfruttamento neocoloniale delle risorse.Processi che vanno di pari passo con l’affermazione della cultura del leaderismo e della personalizzazione della vita politica.. Al contrario, questa forma di democrazia diretta mira a valorizzare la partecipazione di tutti e fa della trasversalità ai partiti una delle sue caratteristiche peculiari.Punta alla realizzazione di un modello di governo incentrato sull’elaborazione collettiva, sulla redistribuzione sociale del potere, sulla valorizzazione dei saperi e delle tradizioni locali, sulla costruzione di nuove forme di solidarietà, sullo sviluppo eco-compatibile, che considera di primaria importanza la costruzione di una rete di collaborazione tra i comuni.Progetto, che, in Sardegna, si incardina su tradizioni che, a partire dall’organizzazione sociale nuragica strutturata in piccoli villaggi e regolata da principi di autogestione solidale, hanno tenuto vive le abitudini tipiche dell’economia agro-pastorale (la principale risorsa fino ai tempi più recenti) e l’avversione orgogliosa ad ogni colonialismo. Forme di dominio che, a causa dell’indole pacifica della nostra gente, si sono susseguite al potere in una regione derubata e vessata in maniera cieca e massiva. Il persistente mantenimento nell’Isola della più numerosa presenza in Italia di basi militari Usa, Nato e nazionali, infatti, è la conferma di uno sfruttamento improprio del territorio imposto dall’alto e, molto spesso, contro il parere dei sardi. La dichiarazione d’intenti della “Rete del Nuovo Municipio si prefigura, in questo contesto, quale mezzo di riscatto per la Sardegna e può quindi raccogliere il meglio del patrimonio di lotte di tutti i democratici, degli ambientalisti, dei comunisti e dei sardisti, del movimento antimilitarista, della sinistra diffusa , della galassia del volontariato e dell’associazionismo.Nei comuni più piccoli lo strumento di partecipazione può essere l’assemblea o il comitato di quartiere, nei centri urbani di media grandezza la democrazia partecipativa può passare per la valorizzazione dei Consigli circoscrizionali. Se l’obiettivo è la trasformazione degli enti locali da enti di amministrazione burocratica in laboratori di autogoverno, allora le assemblee rappresentative di base possono diventare i luoghi in cui le associazioni, i movimenti, i commercianti, i cittadini, gli immigrati, gli anziani, i ragazzi e tutti i soggetti sottorappresentati si riuniscono, sollevano proposte, esprimono pareri e propongono soluzioni.La messa in moto di questo processo potrà favorire la comunicazione e l’interazione tra le forze vive della società, con la conseguente responsabilizzazione gli eletti nelle istituzioni rappresentative, e la rivitalizzazione delle forme tradizionali di partecipazione politica, in primo luogo dei partiti presenti sul territorio.I passi fondativi per la costituzione della Rete per il Nuovo municipio in Sardegna saranno compiuti al più presto: entro l’anno saranno organizzate iniziative di adesione al progetto, convegni con la partecipazione di alcuni dei relatori della “Carta del Nuovo Municipio” (sottoscritta a Porto Alegre al termine dei lavori del World social forum del 2002), di amministratori, di associazioni, di imprese e di movimenti e di tutti coloro che vogliono poter dire: “Decido anche io”.


Fonte: http://nuovomunicipio.net/documenti/bestpractices/quartuSE.html

Giuseppe STOCCHINO – Consigliere comunale di Quartu S.E. del Partito della Rifondazione ComunistaTullio CIPRIANO – Segretario di Quartu S.E. dell’Italia Dei ValoriSergio FALCONIERI – Militante ed ex consigliere comunale del PSd’Az di Quartu S.E.Giorgio FARCI - Segretario di Quartu S.E. del Partito della Rifondazione ComunistaMarco SECCI – Segretario della Sezione “COIS” dei Democratici di Sinistra di Quartu S.E.Fabrizio ORTU – Militante del Partito della Rifondazione Comunista di Quartu S.E. ed estensore del documentoFabrizio DEDONI – Militante dell’Italia dei Valori di Quartu S.E.Rina SALIS – Responsabile per la provincia di Cagliari dell’Italia dei Valori

Nessun commento: