venerdì 15 marzo 2019

Dream Theater: Distance Over Time e il capolavoro che non arriva



Ogni nuova uscita della band di John Petrucci e John Myung è destinata a spaccare il pubblico e la critica.  ‘Distance Over Time’ non fa eccezione. Ci troviamo di fronte a un’opera che è il risulato di 4 mesi di ‘clausura’ nello studio di Yonderbarn a Monticello (New York): 12 ore di lavoro quotidiano sotto il controllo di Petrucci, affrontate col conforto di alcool e bistecche. Questa volta lo stakanovismo del Teatro del Sogno ha prodotto un album molto più diretto (per quanto possa esserlo un disco dei nostri) ed heavy della precedente opera rock ‘The Astonishing’. Da un lato, si tratta di un long playing con cui i cinque supereroi del prog metal sono di certo in grado di conquistare, ancora una volta, il cuore e il cervello dell’ampia base dei fan con i loro superpoteri: per esempio con le architetture intricate e ardite della gemma progressive metal ‘Untethered Angel’ o con l’impatto settantiano dell’hard rock della bonus track ‘Viper King’, fra Purple e Zeppelin. Dall’altro lato, però, ci troviamo spesso di fronte a pezzi più che decorosi, a volte brillanti, ma privi della genialità compositiva e della profonda ispirazione di capolavori come ‘Scenes From A Memory’, pubblicato esattamente 20 anni fa. ‘Distance Over Time’ sarà certamente un album di successo, ma il miracolo si fa attendere.

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