Penso spesso a quando Vincenzo Pillai parlava della necessità di coniugare la liberazione sociale alla liberazione nazionale. La lotta di classe all'autodeterminazione del popolo sardo.
Ciò che mi impedisce di riconoscermi nell'attuale sinistra indipendentista sarda è proprio la mancanza di una visione di classe:avevamo provato a fare qualcosa in questo senso con sisma, ma quell'esperimento è fallito subito e non ho mai capito il perché.
La classe lavoratrice sarda (che comprende lavoratori sardi e lavoratori immigrati) è sottoposta alle leggi dello stato italiano (fare finta che non sia così serve a poco) e avrebbe molto da guadagnare da una vittoria referendaria a giugno. Eppure vedo un totale silenzio e un sostanziale disimpegno in materia nell'area dell'indipendentismo di sinistra sardo. La mancanza di una visione di classe emerge anche dal sostegno dato da parte della sinistra indipendentista a esperimenti pasticciati cone la coalizione capeggiata da Soru con dentro Calenda e un sostegno informale targato Renzi. Allo stesso tempo, la sinistra italiana tutta (anche quella anticapitalista) fa una grande fatica ad analizzare in modo serio la questione coloniale sarda: per questo mostra in sostanza una totale incapacità di comprendere una lotta cone quella contro la speculazione energetica. Anche io ho le mie belle contraddizioni:sono un indipendentista sardo iscritto a una organizzazione italiana: sinistra anticapitalista.
In conclusione a questo raffazzonato intervento invito tutta la sinistra indipendentista e di classe sarda a votare cinque sì come avrebbe fatto, ne sono quasi sicuro, il compagno Vincenzo Pillai.