sabato 4 ottobre 2008

1/10/1990: No prayer for the dying


Gli anni Novanta si aprono con una serie di novità per i Maiden. Adrian Smith – stanco della vita on tour – lascia, o viene indotto a lasciare, il gruppo con grande sorpresa dei fan e dei giornalisti specializzati.
Bruce Dickinson dà il via alla sua carriera solista (1) con Tattoed millionaire (maggio 1990) album ricco di influenze seventies e hard rock, dagli Ac/Dc a David Bowie. Con lui alla chitarra una vecchia conoscenza dei Maiden e della New wave of british heavy metal: Janick Gers, un chitarrista la cui fonte principale d’ispirazione è senza dubbio Ritchie Blackmore.
Così, per Gers, già negli White spirit e nella Ian Gillan band, si aprono come per magia le porte degli Iron Maiden: sarà lui a sostituire Smith su proposta di mr Harris a Bruce Dickinson.
Nessun problema nel provino con alcuni dei vecchi classici della band: The trooper, The prisoner, Children of the damned e Iron maiden.
Con No prayer for the dying i maiden riducono le divagazioni progressive degli ultimi album per un metal rock dall’impatto più diretto. Ai testi fantasy ed epico-storici vengono preferite prevalentemente riflessioni sulle tematiche sociali (Public enema number one) e sul senso della vita, come nella title track.
Janick Gers si rivela l’uomo giusto per realizzare questa sorta di ritorno verso un metal con meno fronzoli ma – per i più - non all’altezza della qualità tecnico-compositiva degli anni Ottanta. No prayer for the dying è un buon album di heavy metal, ma per la critica non è in grado di reggere il confronto con lavori come Rust in peace dei Megadeth o Painkiller dei Judas Priest.
“Mentre i Priest hanno avvertito l’esigenza di cambiare – scrive Beppe Riva nella recensione su Metal Shock – gli Iron perdurano nella loro stasi. (…). I devoti di Halford e dei suoi eroi escono galvanizzati dai ludi ‘gladiatori’ di Painkiller. I maideniani devono rinunciare a nuove vibrazioni dai temi di The number of the beast: i gioco piace, paga in termini di risultati, ma non è forse giunto il momento di scuotersi?”.
L’album - registrato in una vecchia stalla riadattata a studio all'interno della tenuta di Steve Harris nell'Essex - esce nell’ottobre del 1990 preceduto dal singolo e dal video di Holy smoke. "No prayer" ottiene un buon riscontro, soprattutto nel Vecchio continente.
Di grande successo anche il tour europeo con gli Anthrax - di cui ricordo con nostalgia la data romana al Palaeur il 20 novembre, il mio primo concerto dei Maiden! -.
Pubbicato il 23 dicembre il secondo singolo, Bring your daughter…to the slaughter, arriva infatti al primo posto nelle classifiche inglesi. I Maiden passano un buon Natale inglese prima di riprendere il tour mondiale, che si conclude nella primavera del 1991.


1. Nel 1990 vive il suo primo momento solista anche Nicko McBrain, che pubblica su vhs un metodo per batteristi intitolato Rhytmn of the beast arricchito dallo strumentale omonimo: una vera perla. Una composizione brillante, quasi un crossover tra il metal maideniano e il jazz delle big bands, in cui la chitarra di Dave Murray - coautore del pezzo - è affiancata dall’organo hammond e da una sezione fiati di gran classe.

1 commento:

Ettore Gallo ha detto...

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