Gary Moore, Don Airey, Jack Bruce, David Clempson, Max Middleton. E' questo il calibro degli amici musicisti e compagni di bevute che Cozy Powell è in grado di riunire attorno alla sua batteria, con Martin Birch dietro il mixer, per incidere "Over the top", roccioso album solista fra prog e hard, al termine di un decennio di scorribande nel mondo del Rock.
domenica 8 settembre 2024
Cozy Powell - Over The Top
Gary Moore, Don Airey, Jack Bruce, David Clempson, Max Middleton. E' questo il calibro degli amici musicisti e compagni di bevute che Cozy Powell è in grado di riunire attorno alla sua batteria, con Martin Birch dietro il mixer, per incidere "Over the top", roccioso album solista fra prog e hard, al termine di un decennio di scorribande nel mondo del Rock.
giovedì 11 luglio 2024
Livio Maitan – La strada percorsa, 2002, Massari editore
“La
strada percorsa” è la autobiografia politica di Livio Maitan. Pubblicato nel
2002, due anni prima della morte, il libro ripercorre in 722 pagine le tappe
principali del percorso del rivoluzionario italiano: dal risveglio delle
giovani generazioni dopo la caduta di Mussolini, il 25 luglio 1943, fino al
dopo Genova 2001 nel pieno della stagione dei nuovi movimenti sociali del XXI
secolo. Una vita spesa dedicata alla
difesa del marxismo rivoluzionario e alla costruzione della IV Internazionale,
nel mondo e in Italia. Chiaramente, in una autobiografia come quella di Maitan,
il bilancio di una vita va di pari passo col bilancio politico della stessa.
[…] il mio bilancio autobiografico – scrive Maitan nelle
riflessioni conclusive – non può andare disgiunto dal bilancio della corrente
politica e culturale, nazionale e internazionale, cui ho aderito nel 1947,
partecipandovi attivamente e senza interruzioni sino a oggi. A sua volta questa
corrente, per quanto sorta in contrapposizione alle correnti dominanti, non può
fare astrazione da un bilancio di un secolo del movimento operaio nel suo
complesso”. (pagina 680)
In
Maitan rimane fino all’ultima stagione della vita l’idea che un’altra storia,
con altre scelte politiche e percorsi alternativi, sarebbe stata
possibile.
[…]. Resto convinto che le scelte fatte dalle forze egemoniche
del movimento operaio non fossero ineluttabili e che scelte diverse, con diversi
risultati, sarebbero state perfettamente possibili. Ribadisco l’idea secondo
cui i progetti strategici via via avanzati da diversi partiti e da diversi
dirigenti – la politica di unione nazionale proiettata a tempo indeterminato
anche dopo la fine della guerra e la caduta del fascismo, il centrosinistra
nella visione di Nenni e del suo partito e il compromesso storico – erano
irrealistici perché basati su un’interpretazione insussistente delle dinamiche
possibili, come l’esperienza avrebbe ampiamente dimostrato”. (pagina 683)
Livio Maitan – Destino di Trockij, Rizzoli, 1981
“Destino di Trockij” è
un saggio che Maitan mette insieme nel 1980, a 40 anni dalla morte e a 100 anni
dalla nascita del grande rivoluzionario russo. Questo lavoro, pubblicato da Rizzoli nel
febbraio 1981, raccoglie una serie di interventi pubblicati dal 1977 al 1980,
in una Italia in cui, scrive l’autore, “in sede tanto di riflessione storica
quanto di dibattito politico è stata riservata a Trockij un ‘attenzione molto
minore di quella di cui sono stati oggetto esponenti del movimento operaio e
studiosi di valore intrinseco di valore non certamente superiore”. Il
destino di Trockij è la strada di chi ha scelto di continuare a percorrere la
strada, in salita, del marxismo rivoluzionario e internazionalista. Il saggio in questione compie un’analisi ad
ampio spettro con lo sguardo rivolto agli anni Ottanta appena cominciati. Gli
scritti del rivoluzionario russo sono lo strumento che Maitan utilizza per
riflettere su alcuni dei processi storici più significativi e discussi in quegli
anni: dalla Polonia del 1980 alla rivoluzione culturale cinese, dalla guerra
fra i paesi socialisti all’eurocomunismo. Al centro dell’analisi di Maitan è,
in particolare, la questione della burocrazia nelle società del blocco
dell’est.
Citazione dalla parte
prima:
“[…] l’opera di
Trockij risulta scomoda perché fa piazza pulita delle penose giustificazioni
apologetiche, secondo cui di quanto accadeva nell’URSS e dei crimini di Stalin
per lungo tempo non si era potuto sapere nulla […]. La ragione principale del fenomeno indicato
risiede, tuttavia, nel fatto che l’opera di Trockij ha avuto e continua ad
avere implicazioni notevoli per i problemi cruciali che si pongono attualmente
alle società di transizione e al movimento operaio mondiale. Proprio questa
attualità è l’origine dei silenzi imbarazzati e delle persistenti elusioni,
oltre che delle stroncature sommarie, operate magari con il comodo sistema
delle disinvolte etichettature, senza nessuno sforzo di argomentazione. D’altro
canto, proprio per la sistematicità, la profondità e la chiarezza estrema
l’opera trockiana non si presta a interpretazioni fantasiose e ad adattamenti
ad esigenze politiche mutevoli”.
Livio Maitan, Il Dilemma cinese, Datanews, 1994
“Il dilemma cinese”
ripercorre la storia della Cina dal 1919 ai primi anni ’90: la particolarità
della rivoluzione e i rapporti con lo stalinismo, la prima fase
postrivoluzionaria, la “grande rivoluzione culturale proletaria”, l’interludio
che precede la morte di Mao, il nuovo corso di Deng Xiao Ping, l’esplosione
della primavera 1989, il rilancio e la generalizzazione del nuovo corso
(1991-1993). In una fase di grandi cambiamenti per la Repubblica
Popolare, Maitan propone una chiave di lettura della situazione cinese
alternativa alle due interpretazioni prevalenti.
“La prima – spiega
l’autore nell’introduzione al volume – è consistita nel mettere l’accento sulle
peculiarità, storiche e contemporanee, del paese, mentre la seconda ha teso a
inserire il ‘caso ‘ cinese nella più generale tipologia delle società di
transizione burocratizzate. Per parte nostra, riteniamo che, se si vuole
afferrare il bandolo della matassa, è necessario combinare gli elementi più
validi delle due interpretazioni, cogliendo tutti gli incontestabili elementi
di specificità, ma al tempo stesso non perdendo di vista elementi di fondo
comuni che hanno caratterizzato l’esperienza delle società postcapitalistiche,
in Europa e in Asia, come, per certi aspetti, nella stessa Cuba”.
La
prima parte del saggio, sottolinea Maitan, riprende “Partito, esercito e masse
nella crisi cinese” (Samonà e Savelli, 1969) dello stesso autore.
Chiudono il libro delle utilissime appendici che affrontano, fra gli altri
aspetti, la “figura contradditoria” di Mao Zedong, il conflitto armato fra Cina
e Vietnam e un glossario con i principali protagonisti della storia cinese del
Novecento.
domenica 19 maggio 2024
Stalin e la nascita dello stato di Israele: poche righe di Canfora.
Quale fu il ruolo di Stalin e del nascente blocco dell'Est nel consentire la nascita dello stato di Israele?
sabato 16 marzo 2024
Advocacy 'The Path Of Decoherence' - Prog metal a cinque stelle
lunedì 11 marzo 2024
Bruce Dickinson - Mandrake Project - Una piacevole delusione
Il nuovo album di Bruce Dickinson, "Mandrake Project", è una piacevole delusione.
È una delusione perché una campagna di marketing molto ben architettata aveva creato aspettative per un "Chemical Wedding II", mentre in "Mandrake" solo due canzoni, "Afterglow of Ragnarok" e "Eternity Has Failed", vanno davvero in questa direzione.
In realtà si tratta di un disco composto da una serie di brani piuttosto eterogenea, composti in un arco temporale di oltre 20 anni, e somiglia più a una raccolta di b side di lusso che a un lp organico.
Non mi soddisfano le parti di batteria di Moreno, che trovo spesso piatte e prevedibili (provate a pensare a come un Cozy Powell o un Vinnie Appice avrebbero valorizzato certi passaggi).
Non mi entusiasma nemmeno il modo in cui Roy Z suona il basso, ugualmente piatto.
Bruce è grandioso e i brani sono buoni: per questo la delusione è piuttosto piacevole. Spesso però (a parte "Eternity" e poco altro) le tracce lasciano un senso di incompiuto o poco rifinito. E in fondo "Chemical Wedding II" esiste già e si chiama "Tiranny of Souls" (2005). Un album da riscoprire