Ogni nuova uscita della band di John Petrucci e John
Myung è destinata a spaccare il pubblico e la critica. ‘Distance Over Time’ non fa eccezione. Ci
troviamo di fronte a un’opera che è il risulato di 4 mesi di ‘clausura’ nello
studio di Yonderbarn a Monticello (New York): 12 ore di lavoro quotidiano sotto
il controllo di Petrucci, affrontate col conforto di alcool e bistecche. Questa
volta lo stakanovismo del Teatro del Sogno ha prodotto un album molto più
diretto (per quanto possa esserlo un disco dei nostri) ed heavy della
precedente opera rock ‘The Astonishing’. Da un lato, si tratta di un long
playing con cui i cinque supereroi del prog metal sono di certo in grado di
conquistare, ancora una volta, il cuore e il cervello dell’ampia base dei fan con
i loro superpoteri: per esempio con le architetture intricate e ardite della gemma
progressive metal ‘Untethered Angel’ o con l’impatto settantiano dell’hard rock
della bonus track ‘Viper King’, fra Purple e Zeppelin. Dall’altro lato, però,
ci troviamo spesso di fronte a pezzi più che decorosi, a volte brillanti, ma privi
della genialità compositiva e della profonda ispirazione di capolavori come ‘Scenes
From A Memory’, pubblicato esattamente 20 anni fa. ‘Distance Over Time’ sarà certamente
un album di successo, ma il miracolo si fa attendere.