mercoledì 12 giugno 2019
Livio Maitan ed Enrico Berlinguer
Un giorno, mentre stavo partendo per Bruxelles, sopraggiungeva un gruppo di persone fra cui intravedevo Enrico. Era una delegazione che andava a una riunone di partiti comunisti proprio a Bruxelles. Enrico si avvicinava per salutarmi, intrattenendosi per qualche minuto. Poi mi presentava a un membro della delegazione qualificandomi come dirigente della Quarta Internazionale senza che l'altro si scandalizzasse. [...] Per i rapporti che avevo avuto con lui, partecipavo all'emozione provata il giorno della sua morte da tutti coloro che l'avevano conosciuto. E mi rincrebbe vivamente di non poter rientrare dall'estero in tempo per partecipare ai funerali, cui partecipavano invece i miei due figli [...]. Valutazioni critiche sulle concezioni strategiche e sulle scelte cruciali di Berlinguer le ho espresse in ripetute occasioni dal 1969, cioè dal momento in cui era divenuto il principale dirigente del suo partito, dopo l'allora segretario Longo. Non ho motivo di correggere queste valutazioni e in particolare quelle espresse nel saggio Al termine di una lunga marcia". (Livio Maitan, "La strada percorsa", pagina 515)
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