Gennaio 1991. Vado in piazza con qualche compagno di scuola a manifestare contro la prima Guerra del Golfo. E' la mia prima manifestazione politica in senso proprio. Vedo un signore con la lunga barba intento a distribuire volantini. Era Vincenzo Pillai, ma io ancora non lo sapevo.
Dicembre 2017, la scorsa settimana. Ricevo una chiamata da Vincenzo, mi chiede se intendo andare all'assemblea di Pote...re al Popolo del 17. "Vai all'assemblea? Puoi registrare?". Io: "Non posso registrare, ma mando sicuramente un resoconto via email". Il resoconto ho cominciato a scriverlo ieri sera, ma non ho fatto in tempo a terminarlo. Pensavo di finire di scriverlo oggi e inviarlo a lui, a Cristiano Sabino, a Alessandro Cauli, a Antonello Tiddia e a Salvatore Drago. Lo completerò presto.
Vincenzo, padre emigrato, era cresciuto in Liguria. Aveva mantenuto quell'accento che in anni molto più recenti ho imparato a conoscere meglio. Aveva partecipato alle mobilitazioni di Genova del 1960, contro la convocazione del congresso dei fascisti del movimento sociale italiano nella città medaglia d'oro per la Resistenza.
Aveva poi scelto di ritornare in Sardegna come docente di Storia e Filosofia, mi sembra. Per un breve periodo era stato funzionario di Democrazia Proletaria e poi era rimasto sempre nel Prc, mi sembra.
Ricordava spesso diversi episodi della sua lunga militanza politica, ma lo faceva solo perché l'esperienza di ieri poteva essere utile alla battaglia di oggi.
Con lui ho avuto diversi battibecchi. Non riuscivo a capire la sua permanenza nel Prc e nella Cgil (e più stimo le persone con cui inteloquisco più tendo a essere schietto e diretto).
Ma lui c'era sempre. In ogni battaglia, in ogni manifestazione, in ogni assemblea, in ogni dibattito.
Un'idea di politica fatta di partecipazione, di scambio di idee, di organizzazione: la necessità di agire in prima persona, con gli altri, per cambiare lo stato di cose esistente.
Nei suoi documenti sulla questione sarda continuava sempre a ribadire la necessità di coniugare la liberazione nazionale alla liberazione sociale.
Aveva partecipato persino alle poche assemblee di Sis-Ma (Sinistra indipendentista sarda - Movimento Anticapitalista).
Ultimamente eravamo insieme in Caminera Noa.
Pochi giorni fa la chiamata su Potere al Popolo.
Grazie per il lungo cammino percorso, samurai rosso. Vorrei riuscire a non arrendermi e ad andare avanti lungo quella strada.
ciao Vincenzo
Fabrizio
Aveva poi scelto di ritornare in Sardegna come docente di Storia e Filosofia, mi sembra. Per un breve periodo era stato funzionario di Democrazia Proletaria e poi era rimasto sempre nel Prc, mi sembra.
Ricordava spesso diversi episodi della sua lunga militanza politica, ma lo faceva solo perché l'esperienza di ieri poteva essere utile alla battaglia di oggi.
Con lui ho avuto diversi battibecchi. Non riuscivo a capire la sua permanenza nel Prc e nella Cgil (e più stimo le persone con cui inteloquisco più tendo a essere schietto e diretto).
Ma lui c'era sempre. In ogni battaglia, in ogni manifestazione, in ogni assemblea, in ogni dibattito.
Un'idea di politica fatta di partecipazione, di scambio di idee, di organizzazione: la necessità di agire in prima persona, con gli altri, per cambiare lo stato di cose esistente.
Nei suoi documenti sulla questione sarda continuava sempre a ribadire la necessità di coniugare la liberazione nazionale alla liberazione sociale.
Aveva partecipato persino alle poche assemblee di Sis-Ma (Sinistra indipendentista sarda - Movimento Anticapitalista).
Ultimamente eravamo insieme in Caminera Noa.
Pochi giorni fa la chiamata su Potere al Popolo.
Grazie per il lungo cammino percorso, samurai rosso. Vorrei riuscire a non arrendermi e ad andare avanti lungo quella strada.
ciao Vincenzo
Fabrizio
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