Capitolo I –
Burning Ambition: le origini negli anni Settanta
“Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette”. Francesco De Gregori, La leva calcistica della classe ’68.
1972Burning Ambition: le origini negli anni Settanta
“Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette”. Francesco De Gregori, La leva calcistica della classe ’68.
Stephen Percy Harris
Machine head dei Deep Purple, Close to the Edge degli Yes, Thick as a brick dei Jethro Tull, Volume 4 dei Black Sabbath e Foxtrot dei Genesis. Il 1972 è un grande anno per l’hard rock ed il progressive. Nei primi anni Settanta, la fantasia ha – momentaneamente - preso il potere nelle stanze dell’industria discografica.
Il giovane Stephen – complice qualche disco prestato dall’amico Pete Dale - ama i grandi gruppi, la loro magniloquenza, quelle composizioni che sfidano la struttura canzone e che inizialmente gli sembravano così “weird”, bizzarre.
Il ragazzo ama la musica, ma anche il calcio.
Dopo un buon provino arriva infatti a giocare nelle giovanili del West Ham, la sua squadra del cuore. Ben presto, però, alla disciplina troppo rigida imposta dallo sport ad alti livelli, preferisce la vita del musicista, che consente di bere qualche birra in più ed uscire la sera.
Stephen inizia a suonare la chitarra a scuola per passare subito al basso, fonda il suo primo gruppo, i Gipsy’s kiss, e scrive la sua prima canzone: Burning Ambition. Del gruppo fanno parte Steve, il suo compagno di scuola Dave Smith alla chitarra, Paul Sears alla batteria, Bob Verschoyle alla voce e Tim Wotsit alla chitarra.
Il debutto in pubblico arriva nel 1973 e non certo in una grande arena, ma neanche in un pub o in un club rock.
Il bassista e il suo gruppo di amici fanno il loro ingresso nelle scene in un contest tra giovani gruppi in una sala adiacente alla chiesa di Saint Nicholas a Poplar, nell’East End.
Il quartiere popolare alla periferia di Londra in cui cresce il fondatore degli Iron Maiden: un figlio della working class. Il padre camionista e la madre casalinga.
Steve è ambizioso e sente il bisogno di crescere come bassista.
Nel 1974 e nel 1975 suona con gli Smiler, una buona boggie band simile ai Savoy Brown, con componenti sui 25 anni e con una certa esperienza alle spalle. Ne fanno parte Mick e Tony Clee alla chitarra e due elementi con un ruolo nei primi Maiden: il batterista Doug Sampson e il cantante Dennis Wilcock.
Questa breve fase permette ad Harris di maturare come musicista, di accumulare esperienza in concerto, ma genera in lui anche una certa frustrazione.
Stephen infatti prende da subito a comporre e proporre al gruppo nuove canzoni, che incorporano le fertile influenza dell’hard rock e del progressive, con numerosi cambi di tempo e di atmosfera. Pezzi che gli altri membri del gruppo – legati ad una impostazione standard - rifiutano regolarmente.
Così Stephen Pearcy Harris, dopo aver scelto la strada della musica invece che quella del calcio, nel dicembre del 1975 decide di fondare una band tutta sua: gli Iron Maiden. (...)
Tratto dal libro (in attesa di editore) "Iron Maiden. Neanche un anno sprecato"
Per info: fabortu@yahoo.it
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