Appunti sparsi su libri, dischi, band, musicisti, metalli e non metalli, riviste, città, politiche, viaggi, utopie, karate, soli dell'avvenire e soli levanti, frustrazioni, lotte sociali, Iron Maiden
“Blaze Bayley è il nuovo cantante degli Iron Maiden: avrà il difficile compito di sostituire Bruce Dickinson. Blaze è il cantante dei britannici Wolfsbane, ed è sempre stato uno dei principali candidati a diventare il nuovo singer dei Maiden, in quanto ha una voce potente, è ammirato da Steve Harris ed ha persino un look che si avvicina molto a quello di Bruce”.
Metal Shock, numero 161 (1-15febbraio 1994).
Gli anni collocati alla metà del decennio ’90 non sono certo tra i migliori per l’heavy metal.
Le band storiche si trovano ad affrontare l’esplosione del fenomeno grunge. Il metal classico è ormai un genere controcorrente. Alcuni dei gruppi storici scelgono di esplorare nuovi sentieri compositivi, come i Queenscryche del capolavoro Promise land e dello scialbo, a parere del sottoscritto, Here in the Now Frontier. Sul fronte del metal più oltranzista giungono invece all’apice del successo i texani Pantera. In questi stessi anni si afferma, senza mai diventare un trend di massa, il progressive metal. Images and Words dei Dream Theater fa gridare la critica grida al miracolo. Con i Judas Priest allo sbando dopo l’abbandono di Rob Halford e i Metallica in piena fase di mutazione stilistica, spetterà agli Iron Maiden e a pochi altri tenere alta la bandiera del metal. Ancora e nonostante tutto. Il primo album dei brasiliani Angra e l’ottimo Imaginations from the Other Side (1995) dei tedeschi Blind Guardian sono, però, i chiari segni del fatto che i semi gettati negli anni Ottanta dai gruppi come gli stessi Maiden, i Metallica e anche gli Helloween cominciano a dare i loro frutti in termini di vendite – pur senza raggiungere le posizioni più elevate delle classifiche - e soprattutto di qualità delle composizioni.
Così, in questo contesto, all’inizio del 1994 la band annuncia la scelta di Blaze Bayley come nuovo cantante dei Maiden.
La scelta di Blaze è frutto di una selezione apparentemente durissima, fatta su più di duemila cassette giunte da ogni parte del mondo. Bayley, già conosciuto e stimato da Harris, impone ai Maiden una svolta abbastanza netta rispetto allo stile classico delle parti cantate di Air red siren. Il nuovo singer eccelle infatti nei toni bassi e medi, ma non è certo dotato della stessa estensione vocale di Mr. Dickinson.
“Alla fine della lunga selezione - spiega Harris – siamo riusciti a scegliere 16 candidati che abbiamo ascoltato nel mio studio. Da questo gruppo ne abbiamo scelti tre, abbiamo fatto registrare loro le tracce vocali di sei pezzi dei Maiden dal vivo ed alla fine abbiamo scelto Blaze perché era l’uomo giusto (m.s 161)”.
L’uomo giusto, quindi. Giovane ma non troppo - classe 1963 - e con una solida esperienza alle spalle.
I frutti della nuova collaborazione si vedranno però solo nel 1995 quando - il due ottobre - arriva nei negozi l’attesissimo The X Factor, più volte posticipato a causa di un incidente motociclistico dello stesso Blaze – che si rompe una gamba - e della necessità di apportare qualche ritocco dell’ultimo momento all’album.
Il nuovo lavoro divide i fan e la critica. Per alcuni X Factor è il miglior lavoro dei Maiden dagli anni Ottanta. Per altri, delusi dalla performance di Blaze, il fattore X l’inizio della fine per la Vergine di Ferro.
Steve Harris, anche questa volta in veste di produttore nel suo studio personale, ne è semplicemente entusiasta.
Questo il suo giudizio in una recensione per Metal Shock (numero 202- 16-31 ottobre 1995). “Sarà per l’iniezione di energia che abbiamo avuto con l’entrata di Blaze nella band, sarà che questo è il nostro decimo album (…) fatto sta che per noi l’uscita di The X Factor è un evento davvero speciale, quasi una nuova partenza per noi. Direi che musicalmente abbiamo compiuto quasi un passo indietro, recuperando il meglio di noi stessi dal passato e trasportandolo nel nostro presente musicale”.
E davvero speciale è l’opener The Sign of the Cross, lungo brano di metal oscuro e articolato e possente. Ispirato al Nome della rosa di Umberto Eco e introdotto da un canto gregoriano da brividi, il pezzo si impone come un vero e proprio classico maideniano anche in concerto.
“Volevamo partire subito con un brano classico – spiega Harris – per dimostrare che non c’è stato nessun compromesso musicale e che la scelta di Blaze Bayley è stata azzeccata e naturalissima, in quanto non abbiamo dovuto modificare di una virgola le nostre caratteristiche musicali per adattarci al nuovo cantato”.
The X Factor si conferma ancor oggi, a più di dieci anni dall’uscita, come un lavoro di grande spessore, destinato ad influenzare i futuri sviluppi dello stile compositivo dei Maiden, soprattutto in album come Dance of Death e A Matter of Life and Death. Il decimo album dei Maiden costituisce senza dubbio una delle pagine più significative del metal degli anni Novanta.
Convince anche il mid-tempo Lord of the flies- scelto come secondo singolo dell’album, ispirato all’omonimo romanzo di William Golding. Ottimo è il singolo Man on the Edge, dove il riff scritto da Janick Gers ricorda molto da vicino Spotlight Kid di Lord Ritchie Blackmore.
Fortunes of War si apre in maniera oscura e riflessiva per poi sfociare in una cavalcata classica e impetuosa. In questo brano Steve Harris introduce per la prima volta l’uso del basso acustico, alternato a quello elettrico, in un brano dei Maiden. Esperimento introdotto anche in Blood on the world’s hands, altro brano dedicato alla guerra e in particolare ai conflitti che negli anni Novanta hanno insanguinato la ex Yugoslavia.
Tutto The X Factor si attesta su ottimi livelli – fa forse eccezione la sola Look for the Truth – e anche la critica riconosce il valore dell’opera.
L’album venderà più di un milione di copie in un anno, con ottimi risultati, ancora una volta, nella roccaforte europea. Successo testimoniato tra l’altro dall’affermazione nei referendum annuali dei giornali specializzati: gli Iron Maiden vincono nella categoria miglior disco (15%), miglior gruppo (35%), miglior bassista (45%) e miglior video con Man on the edge (12%). L’otto per cento dei lettori di Metal Hammer boccia invece The X Factor e lo vota come peggior disco del 1995. E’ soprattutto la prestazione di Bayley a destare le perplessità di parte degli appassionati. Bruce Dickinson, nonostante la fuoriuscita dai Maiden e nonostante Ball to Picasso risalga al 1994, è ancora il cantante preferito dagli italiani.
I Maiden trionfano anche su Metal Shock dove vincono nelle categorie band dell’anno, sorpresa, album del 1995, miglior classic band, miglior album, miglior bassista, miglior concerto, e miglior copertina! The X Factor viene però eletto anche delusione dell’anno e disco più ignobile. Insomma, i Maiden trionfano ma sono allo stesso tempo sconfitti: primi e ultimi in classifica nelle preferenze dei fan.
Il tour mondiale ottiene un buon successo un po’ dappertutto, anche se negli Usa i nostri si esibiscono solo in piccoli spazi. Per la prima volta i Maiden suonano in Israele – dove è girato il video di Lord of the Flies – e in Sud Africa. Da ricordare l’esibizione al Monsters of rock di San Paolo, nel quel Steve Harris indossa la maglia giallo oro della nazionale del Brasile.
Nel 1997, anno di pausa, viene pubblicata la prima raccolta dei Maiden, The Best of the Beast. L’antologia, disponibile in vari formati, è arricchita dall’inedito Virus, pubblicato anche in versione singolo.
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