“La
strada percorsa” è la autobiografia politica di Livio Maitan. Pubblicato nel
2002, due anni prima della morte, il libro ripercorre in 722 pagine le tappe
principali del percorso del rivoluzionario italiano: dal risveglio delle
giovani generazioni dopo la caduta di Mussolini, il 25 luglio 1943, fino al
dopo Genova 2001 nel pieno della stagione dei nuovi movimenti sociali del XXI
secolo. Una vita spesa dedicata alla
difesa del marxismo rivoluzionario e alla costruzione della IV Internazionale,
nel mondo e in Italia. Chiaramente, in una autobiografia come quella di Maitan,
il bilancio di una vita va di pari passo col bilancio politico della stessa.
[…] il mio bilancio autobiografico – scrive Maitan nelle
riflessioni conclusive – non può andare disgiunto dal bilancio della corrente
politica e culturale, nazionale e internazionale, cui ho aderito nel 1947,
partecipandovi attivamente e senza interruzioni sino a oggi. A sua volta questa
corrente, per quanto sorta in contrapposizione alle correnti dominanti, non può
fare astrazione da un bilancio di un secolo del movimento operaio nel suo
complesso”. (pagina 680)
In
Maitan rimane fino all’ultima stagione della vita l’idea che un’altra storia,
con altre scelte politiche e percorsi alternativi, sarebbe stata
possibile.
[…]. Resto convinto che le scelte fatte dalle forze egemoniche
del movimento operaio non fossero ineluttabili e che scelte diverse, con diversi
risultati, sarebbero state perfettamente possibili. Ribadisco l’idea secondo
cui i progetti strategici via via avanzati da diversi partiti e da diversi
dirigenti – la politica di unione nazionale proiettata a tempo indeterminato
anche dopo la fine della guerra e la caduta del fascismo, il centrosinistra
nella visione di Nenni e del suo partito e il compromesso storico – erano
irrealistici perché basati su un’interpretazione insussistente delle dinamiche
possibili, come l’esperienza avrebbe ampiamente dimostrato”. (pagina 683)