giovedì 11 luglio 2024

Livio Maitan – La strada percorsa, 2002, Massari editore

 



“La strada percorsa” è la autobiografia politica di Livio Maitan. Pubblicato nel 2002, due anni prima della morte, il libro ripercorre in 722 pagine le tappe principali del percorso del rivoluzionario italiano: dal risveglio delle giovani generazioni dopo la caduta di Mussolini, il 25 luglio 1943, fino al dopo Genova 2001 nel pieno della stagione dei nuovi movimenti sociali del XXI secolo.  Una vita spesa dedicata alla difesa del marxismo rivoluzionario e alla costruzione della IV Internazionale, nel mondo e in Italia. Chiaramente, in una autobiografia come quella di Maitan, il bilancio di una vita va di pari passo col bilancio politico della stessa.

[…] il mio bilancio autobiografico – scrive Maitan nelle riflessioni conclusive – non può andare disgiunto dal bilancio della corrente politica e culturale, nazionale e internazionale, cui ho aderito nel 1947, partecipandovi attivamente e senza interruzioni sino a oggi. A sua volta questa corrente, per quanto sorta in contrapposizione alle correnti dominanti, non può fare astrazione da un bilancio di un secolo del movimento operaio nel suo complesso”. (pagina 680)

In Maitan rimane fino all’ultima stagione della vita l’idea che un’altra storia, con altre scelte politiche e percorsi alternativi, sarebbe stata possibile. 

[…]. Resto convinto che le scelte fatte dalle forze egemoniche del movimento operaio non fossero ineluttabili e che scelte diverse, con diversi risultati, sarebbero state perfettamente possibili. Ribadisco l’idea secondo cui i progetti strategici via via avanzati da diversi partiti e da diversi dirigenti – la politica di unione nazionale proiettata a tempo indeterminato anche dopo la fine della guerra e la caduta del fascismo, il centrosinistra nella visione di Nenni e del suo partito e il compromesso storico – erano irrealistici perché basati su un’interpretazione insussistente delle dinamiche possibili, come l’esperienza avrebbe ampiamente dimostrato”. (pagina 683)

Livio Maitan – Destino di Trockij, Rizzoli, 1981

 



 

“Destino di Trockij” è un saggio che Maitan mette insieme nel 1980, a 40 anni dalla morte e a 100 anni dalla nascita del grande rivoluzionario russo.  Questo lavoro, pubblicato da Rizzoli nel febbraio 1981, raccoglie una serie di interventi pubblicati dal 1977 al 1980, in una Italia in cui, scrive l’autore, “in sede tanto di riflessione storica quanto di dibattito politico è stata riservata a Trockij un ‘attenzione molto minore di quella di cui sono stati oggetto esponenti del movimento operaio e studiosi di valore intrinseco di valore non certamente superiore”. Il destino di Trockij è la strada di chi ha scelto di continuare a percorrere la strada, in salita, del marxismo rivoluzionario e internazionalista.  Il saggio in questione compie un’analisi ad ampio spettro con lo sguardo rivolto agli anni Ottanta appena cominciati. Gli scritti del rivoluzionario russo sono lo strumento che Maitan utilizza per riflettere su alcuni dei processi storici più significativi e discussi in quegli anni: dalla Polonia del 1980 alla rivoluzione culturale cinese, dalla guerra fra i paesi socialisti all’eurocomunismo. Al centro dell’analisi di Maitan è, in particolare, la questione della burocrazia nelle società del blocco dell’est.

Citazione dalla parte prima:

“[…] l’opera di Trockij risulta scomoda perché fa piazza pulita delle penose giustificazioni apologetiche, secondo cui di quanto accadeva nell’URSS e dei crimini di Stalin per lungo tempo non si era potuto sapere nulla […].  La ragione principale del fenomeno indicato risiede, tuttavia, nel fatto che l’opera di Trockij ha avuto e continua ad avere implicazioni notevoli per i problemi cruciali che si pongono attualmente alle società di transizione e al movimento operaio mondiale. Proprio questa attualità è l’origine dei silenzi imbarazzati e delle persistenti elusioni, oltre che delle stroncature sommarie, operate magari con il comodo sistema delle disinvolte etichettature, senza nessuno sforzo di argomentazione. D’altro canto, proprio per la sistematicità, la profondità e la chiarezza estrema l’opera trockiana non si presta a interpretazioni fantasiose e ad adattamenti ad esigenze politiche mutevoli”.

Livio Maitan, Il Dilemma cinese, Datanews, 1994

 



“Il dilemma cinese” ripercorre la storia della Cina dal 1919 ai primi anni ’90: la particolarità della rivoluzione e i rapporti con lo stalinismo, la prima fase postrivoluzionaria, la “grande rivoluzione culturale proletaria”, l’interludio che precede la morte di Mao, il nuovo corso di Deng Xiao Ping, l’esplosione della primavera 1989, il rilancio e la generalizzazione del nuovo corso (1991-1993).  In una fase di grandi cambiamenti per la Repubblica Popolare, Maitan propone una chiave di lettura della situazione cinese alternativa alle due interpretazioni prevalenti

“La prima – spiega l’autore nell’introduzione al volume – è consistita nel mettere l’accento sulle peculiarità, storiche e contemporanee, del paese, mentre la seconda ha teso a inserire il ‘caso ‘ cinese nella più generale tipologia delle società di transizione burocratizzate. Per parte nostra, riteniamo che, se si vuole afferrare il bandolo della matassa, è necessario combinare gli elementi più validi delle due interpretazioni, cogliendo tutti gli incontestabili elementi di specificità, ma al tempo stesso non perdendo di vista elementi di fondo comuni che hanno caratterizzato l’esperienza delle società postcapitalistiche, in Europa e in Asia, come, per certi aspetti, nella stessa Cuba”.

La prima parte del saggio, sottolinea Maitan, riprende “Partito, esercito e masse nella crisi cinese” (Samonà e Savelli, 1969) dello stesso autore. Chiudono il libro delle utilissime appendici che affrontano, fra gli altri aspetti, la “figura contradditoria” di Mao Zedong, il conflitto armato fra Cina e Vietnam e un glossario con i principali protagonisti della storia cinese del Novecento.