“Destino di Trockij” è
un saggio che Maitan mette insieme nel 1980, a 40 anni dalla morte e a 100 anni
dalla nascita del grande rivoluzionario russo. Questo lavoro, pubblicato da Rizzoli nel
febbraio 1981, raccoglie una serie di interventi pubblicati dal 1977 al 1980,
in una Italia in cui, scrive l’autore, “in sede tanto di riflessione storica
quanto di dibattito politico è stata riservata a Trockij un ‘attenzione molto
minore di quella di cui sono stati oggetto esponenti del movimento operaio e
studiosi di valore intrinseco di valore non certamente superiore”. Il
destino di Trockij è la strada di chi ha scelto di continuare a percorrere la
strada, in salita, del marxismo rivoluzionario e internazionalista. Il saggio in questione compie un’analisi ad
ampio spettro con lo sguardo rivolto agli anni Ottanta appena cominciati. Gli
scritti del rivoluzionario russo sono lo strumento che Maitan utilizza per
riflettere su alcuni dei processi storici più significativi e discussi in quegli
anni: dalla Polonia del 1980 alla rivoluzione culturale cinese, dalla guerra
fra i paesi socialisti all’eurocomunismo. Al centro dell’analisi di Maitan è,
in particolare, la questione della burocrazia nelle società del blocco
dell’est.
Citazione dalla parte
prima:
“[…] l’opera di
Trockij risulta scomoda perché fa piazza pulita delle penose giustificazioni
apologetiche, secondo cui di quanto accadeva nell’URSS e dei crimini di Stalin
per lungo tempo non si era potuto sapere nulla […]. La ragione principale del fenomeno indicato
risiede, tuttavia, nel fatto che l’opera di Trockij ha avuto e continua ad
avere implicazioni notevoli per i problemi cruciali che si pongono attualmente
alle società di transizione e al movimento operaio mondiale. Proprio questa
attualità è l’origine dei silenzi imbarazzati e delle persistenti elusioni,
oltre che delle stroncature sommarie, operate magari con il comodo sistema
delle disinvolte etichettature, senza nessuno sforzo di argomentazione. D’altro
canto, proprio per la sistematicità, la profondità e la chiarezza estrema
l’opera trockiana non si presta a interpretazioni fantasiose e ad adattamenti
ad esigenze politiche mutevoli”.
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