Nei giorni scorsi il Crenos ha presentato il nuovo rapporto sull'economia della Sardegna. Ecco alcuni appunti dalla nota stampa:
- "Nonostante la relativa scarsa diffusione del contagio virologico, nel 2020 in Sardegna si sono avuti 15.801 decessi, con una sovramortalità del 16% rispetto alla media del quinquennio precedente [...]"
- "L’impatto della pandemia sul mercato del lavoro in Sardegna cancella tre anni di progressi. Subisce un brusco arresto sia il tasso di partecipazione al mercato del lavoro (- 3 punti sul 2019) che il tasso di occupazione (-1,8 punti). La Sardegna perde nel complesso 27 mila occupati e 43 mila forze di lavoro, collocandosi così tra le regioni in cui la crisi pandemica ha avuto gli effetti peggiori sul mercato del lavoro"
- "Donne e lavoratori con minore tutela contrattuale sono le categorie più colpite. Le peggiori prospettive occupazionali hanno ridotto la partecipazione al mercato del lavoro soprattutto tra le donne. Oltre la metà (56%) di coloro che escono dal mercato del lavoro in Sardegna sono donne, nonostante queste ultime rappresentassero nel 2019 solo il 43% delle forze di lavoro. Anche il tasso di occupazione femminile (-5,6%) peggiora più di quello maschile (-3,4%), soprattutto tra le lavoratrici con un titolo di studio inferiore alla laurea. Per quanto riguarda le diverse tipologie contrattuali, la quasi totalità della riduzione dell’occupazione si registra tra i lavoratori con contratto a tempo determinato".
- "Dai dati sui servizi socio-educativi per la prima infanzia emerge un quadro complessivamente insoddisfacente. La Sardegna risulta essere la penultima regione italiana per copertura comunale di questo tipo di servizi: solo il 23,3% dei comuni offre questo servizio, valore in calo di 4,3 punti rispetto al 2017".
- Per quanto riguarda il capitale umano, nel 2019 la Sardegna registra solo 21,6% di giovani laureati (lontano dall’obiettivo del 40% per il 2020), e la presenza di scienziati ed ingegneri - indice della componente scientifica nel mondo del lavoro - è solo del 3,9% sulla popolazione attiva, a fronte del 10,2% nell’Europa a 27 membri. Gli strumenti messi in campo per correggere questo trend non sembrano funzionare: il 17,8% di giovani hanno abbandonato gli studi (rispetto al 10,2%
dell’UE27), solo l’8,5% di adulti partecipa ad attività di long-life learning (contro il 10,8 della media UE27), e l’inclusione dei giovani in percorsi di studio o di lavoro continua ad essere insufficiente e preoccupante (il 21,8% di giovani è classificata come NEET rispetto al 10,1% della media europea).
-Con l’introduzione della DAD, il divario potrebbe addirittura acuirsi: recenti studi in Europa sull’impatto della DAD sull’istruzione rivelano, per l’ultimo anno scolastico, la perdita di apprendimento equivalente ad un quinto del programma, con divari maggiori (fino al 60%) tra gli studenti provenienti da famiglie meno istruite, condizione molto diffusa in
Sardegna, data la bassa percentuale di popolazione laureata".
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