Il nuovo album di Bruce Dickinson, "Mandrake Project", è una piacevole delusione.
È una delusione perché una campagna di marketing molto ben architettata aveva creato aspettative per un "Chemical Wedding II", mentre in "Mandrake" solo due canzoni, "Afterglow of Ragnarok" e "Eternity Has Failed", vanno davvero in questa direzione.
In realtà si tratta di un disco composto da una serie di brani piuttosto eterogenea, composti in un arco temporale di oltre 20 anni, e somiglia più a una raccolta di b side di lusso che a un lp organico.
Non mi soddisfano le parti di batteria di Moreno, che trovo spesso piatte e prevedibili (provate a pensare a come un Cozy Powell o un Vinnie Appice avrebbero valorizzato certi passaggi).
Non mi entusiasma nemmeno il modo in cui Roy Z suona il basso, ugualmente piatto.
Bruce è grandioso e i brani sono buoni: per questo la delusione è piuttosto piacevole. Spesso però (a parte "Eternity" e poco altro) le tracce lasciano un senso di incompiuto o poco rifinito. E in fondo "Chemical Wedding II" esiste già e si chiama "Tiranny of Souls" (2005). Un album da riscoprire
Nessun commento:
Posta un commento